venerdì 30 ottobre 2009

Una risorgiva a caso: Il Varmo















IL VARMO
Ci troviamo in una delle le zone di “risorgiva” più caratteristiche del Friuli, nelle “Terre di Mezzo”.
Questa zona è caratterizzata dalle acque di risorgiva, sorgenti di acqua limpida e pura che zampilla durante tutto l’anno, ad una temperatura quasi costante oscillante dai 12 ai 16 gradi C.
Uno dei fiumi di risorgiva è il “Varmo” e scorre nei Comuni di Camino al Tagliamento e di Varmo.
Questo fiume nasce da tante piccole fonti, forma piccoli rigagnoli che a loro volta si ingrossano lungo il percorso formando diverse “rogge”.
E’ un ambiente incontaminato e di particolare bellezza con un Varmo “leggiadro” e “vivace” che fu in grado di ispirare e suggestionare persino Ippolito Nievo che così lo descriveva :

(…) Nel mezzo di questo territorio da parecchie sorgenti, che forse pigliano vita per sotterranei meati dal vicino Tagliamento, sgorga una vaga riviera la quale chiamano il Varmo, ed è così cara e allegra cosa a vedersi, come silvestre verginetta che non abbia né scienza, né cura della propria leggiadria.(...)

Una prima roggia si forma in Comune di Camino al Tagliamento e precisamente a San Vidotto, attraversa Camino e prosegue verso Belgrado (in Comune di Varmo).
Un’altra roggia (roggia Gorizzo) si forma a Gorizzo e si unisce, nella zona di Glaunicco, a quella proveniente da Camino.
Da Glaunicco il fiume Varmo prosegue per Gradiscutta.
La “roggia di Bugnins”, il più importante affluente del fiume Varmo, nasce tra Bugnins Nuovo e Bugnins Vecchio, scende verso Belgrado ovest ed in prossimità di Varmo si unisce alla “roggia di Belgrado” proveniente dalle abbondanti risorgive della località Sentinis, ed alla Tòssina proveniente da Santa Marizza di Varmo.
Nella località denominata “Levata”, situata in prossimità del bivio che porta a Santa Marizza, dalla “roggia di Belgrado” si stacca la roggia denominata “Tamaresca”, la quale prosegue parallela al Varmo per circa due chilometri per poi confluire nel fiume Varmo al suo ingresso nella fascia golenale del Tagliamento.
Anche altre rogge si formano tra San Pietro e Santa Marizza, un rigagnolo nasce fra Gradiscutta e Santa Marizza, proseguono a sud di Belgrado dove, assieme ad altre acque di risorgiva, formano una branca ingrossata dalla roggia di Varmo.
All’altezza di Varmo le varie rogge si uniscono mentre più a sud una parte dell’acqua di questo fiume viene incanalata e successivamente, in località Poianis, viene ripartita in due canali per fornire di acqua fresca le stagnanti acque dei canali dei terreni bonificati, i cosiddetti “bacini di bonifica”.
Il fiume Varmo prosegue quindi fino a Madrisio dove confluisce le sue acque nel fiume Tagliamento.
Per un tratto di circa due chilometri, prima di entrare negli argini del Tagliamento il fiume Varmo è affiancato da un altro argine perché nei periodi di “piena” si livella alla linea del Tagliamento.
A sud di Varmo, la località denominata “Priorato” segna il limite inferiore delle risorgive.
Quasi lungo tutto il corso di questo fiume si può ammirare una rigogliosa vegetazione ed a tratti, anche il suo letto è ricco di lunghe alghe, che con la corrente ondeggiano e si stendono a pelo d’acqua, tanto da sembrare delle lunghe chiome verdi. E’ uno scenario ricco di fascino, un ambiente naturale incontaminato dove regna la pace e il silenzio, interrotto soltanto dal canto di qualche uccello o dallo scorrere dell’acqua che è piacevole ascoltare in prossimità di qualche salto o di qualche piccola cascata.
E’ un fiume dalla bellezza quasi nascosta : sembra infatti che la vegetazione presente lungo le sue rive voglia tenere riservato il suo passaggio.
Diversi pesci popolavano questo fiume tra cui il temolo, il luccio, trote, carpe, tinche, barbi, scardole, cavedani, anguille, qualche cefalo veniva pescato tra Madrisio e Varmo. Inoltre nei piccoli rigagnoli di risorgiva si trovavano i gamberi di fiume, i ghiozzi localmente chiamati “giavedons”, e gli spinarelli “spinarûl”.
Alcuni di questi pesci oggi sono introvabili o drasticamente ridotti; sono spariti gamberi e gamberetti.
Dall'abitato di Gradiscutta il fiume presenta, dal paese a valle, un corso più lento e piatto smosso di frequente dalle lingue di vegetazione acquatica, (vegetazione che nello spostamento mette a nudo il fondo ghiaioso e calcareo misto), questa vegetazione acquatica del tipo alga filiforme o grassa a fogliame piatto ed incredibilmente ricca di ogni sorta di microfauna, costituisce così un'ideale habitat per salmonidi e timallidi.
Tutto il suo percorso si trova nell'ambito del collegio n.14(Codroipo-Latisana)è uno dei pochi fiumi, anzi credo che sia l'unico, ad avere due tratti NO KILL.
Il tratto NK, (tabelle arancio con banda traversale blu) è consentita la pesca solo con la mosca artificiale con un solo amo singolo(amo ad una sola punta)senza ardiglione o con l'ardiglione perfettamente schiacciato e i pesci appena catturati, devono essere immediatamente rilasciati.
Il primo tratto NK sul Varmo parte dalla cascata di fronte al cimitero di Gradiscutta al ponte di Belgrado. Il secondo tratto parte dal ponte strada Varmo a casa guardia Consorzio.
Questo ambiente stupefacente e prezioso purtroppo non han goduto della cura riservata per secoli ai nobili Chalk Streams Inglesi.
Oggi è in gran parte ostaggio dell’agricoltura intensiva. Sulle sponde si alternano a campi di granoturco ed erba medica, roveti, fitti arbusti ed i rari residui di macchia planizia. Così a zone con facili, comodi accessi se ne contrappongono altre impraticabili. L'acqua del Varmo è acqua difficile, che di solito attira e riesce a far convivere facilmente (non si incontrano mai) due categorie di PaM dal carattere contrapposto: il contemplativo e il compulsivo. Il primo l'affronta in modo empatico: si apposta sul prato; scruta gli svogliati pesci che pinneggiano tra le mille sfumature della vegetazione acquatica in lento, costante movimento; assapora la calma del luogo, pensa come penserebbe una trota, rispettandone tempi e ritmi in attesa del momento giusto. Insomma… peggio che star dietro a una donna!
L’altro si concentra sull’azione: indossando wader di gomma affronta zone paludose, rovi, siepi invalicabili; va a “caccia” di trote, aguzzando la vista in cerca di bollate o di pesci attivi ai bordi della vegetazione, io.......... sto nel mezzo, dipende dalla giornata.
Qui come in nessun'altro posto la mosca, intesa come imitazione, assume estrema importanza, questo detto da chi fa del lancio la componente primaria della pesca a mosca. In effetti, la grossa quantità di insetti esistente in questa risorgiva anche già nel periodo post-apertura favorita dalla presenza della vegetazione subacquea, dal fondo calcareo e non ultimo dalla purezza delle acque, costringe ad una attenta analisi delle mosche da impiegare sia secche che sommerse. Inoltre l'artificiale deve assolutamente essere presentato a regola d'arte a causa della trasparenza dell’acqua.

giovedì 29 ottobre 2009

Video



Dal sito www.tightlines.it nella sezione forum è stato proposto questo filmato. E' la clip di un lungometraggio che ha vinto nel 2009 Drake Flyfishing Video Awards. Ho visto questo filmato oltre una decina di volte e ancora mi fa venire la pelle d'oca ... e sono sicuro che continuerà a farlo.
E' forse il miglior filmato, mai fatto prima, per la pubblicità della pesca alla trota con la coda di topo.
Mai visto così tanti topi in un video di pesca con la coda di topo e, non ci posso credere, vedere nel filmato, la quantità di topi che la trota aveva nella sua pancia.
Un video davvero impressionante, luoghi e acque sono il sogno di qualsiasi pescatore a mosca, davvero stimolante.

mercoledì 21 ottobre 2009

A pesca nelle risorgive











Le caratteristiche d'insieme: composizione chimico-fisica dell'acqua, temperatura, portata, fauna e flora presenti, assimilano le risorgive ai chalck stream termine di derivazione anglosassone con il quale i pescatori a mosca sono ormai soliti indicare le risorgive carsiche. Le acque, molto pulite, mantengono una temperatura pittosto bassa. La corrente è moderata e questo favorisce la crescita di vegetazione sommersa che ospita una grande quantità di microfauna di ogni tipo. Sono acque ideali per i salmonidi che in breve tempo raggiungono dimensioni raguardevoli. La nostra penisola, specialmente nella piana alluvionale della nostra regione, il Friuli, è copiosamente fornita.
Sono spesso a pescare in questi fiumi ed ho sempre riscontrato, salvo in casi eccezzionali, difficoltà notevoli. Ho cercato più volte di raccogliere le varie esperienze per cercare di fare una sintesi, sia sulla strategia di pesca che sugli artificiali da impiegare, ma ogni volta mi sono trovato di fronte ad un nuovo problema che ha scombinato tutte le mie teorie. Ho cercato di analizzare con pazienza le varie situazioni osservando le trote venire in superficie a mangiare o muoversi a mezz'acqua per carpire le ninfe in movimento. Quando credevo di aver capito ho finito col catturare qualche pesce casualmente, al di fuori di tutti i miei ragionamenti. In conclusione sono convinto che, se una logica c'è, questa è propria del pesce, e non mi rimane che affrontare queste situazioni con pazienza cercando di proporre questo o quell'altro artificiale nel miglior modo possibile. Certamente vi saranno pescatori molto più bravi di me che avranno trovato soluzioni più razionali ma ognuno ha i suoi limiti....!!!. Pescare a secca in risorgiva è veramente un grosso impegno, non solo in relazione all'artificiale da impiegare, ma anche nei confronti della tecnica da utilizzare in particolar modo per combattere i dragaggi che in acque come queste, cioè decisamente 'compatte' e dall'andamento costante, diventano terribilmente ostici da sconfiggere e non tutti i pescatori a mosca la pensano allo stesso modo nei confronti di questa tipologia di acque, ed infatti c'è chi le ama alla follia e chi non dico che le odia, ma le relega all'ultimo posto delle mete preferite.
Ci sono alcuni momenti(rari) che pescare in questi fiumi può rivelarsi relativamente facile. Questo può avvenire in circostanze particolari come: inizio di una schiusa relativa ad insetti di media e grande dimensione(effimere, tricotteri); quando inizia il "balletto" sulla superficie dell'acqua della deposizione delle uova dei vari insetti con l'avvicinarsi del crepuscolo; quando vi sia una rilevante attività di predazione di ninfe a mezz'acqua; o comunque in circostanze strane inspiegabilmente favorevoli. Vi sono, per contro, altre situazioni in cui si rischia di impazzire: di fronte a schiuse di piccole effimere o chironomi; quando le schiuse raggiungono intensità rilevante; quando vi è un'attività di movimento superficiale di ninfe che precede la schiusa vera e propria; quando l'attività predatoria dei pesci avviene sul fondo e....purtroppo, in tante, tante ....altre situazioni.
Situazione particolare è quando si osservano le "bollate" ripetute senza che vi siano insetti sull'acqua e le trote effettuano un "gobage"( termine francese ) superficiale, facendo apparire fuori dall'acqua in sequenza, la pinna dorsale e l'estremità superiore della caudale, in questo modo la trota sta facendo razzia di ninfe attive in prossimità della superficie. Questo fenomeno che può precludere o meno ad una schiusa, rappresenta uno dei banchi di prova più difficili anche per i pescatori a mosca più esperti.
Che fare in questi casi?. Solamente ripetere con costanza lanci su lanci cambiando artificiale ogni tanto e di cercare di mantenere la calma il più possibile, un ennesimo passaggio, può convincere la trota a salire sulla vostra mosca.
Se invece le trote bollano chiaramente su insetti in superfice, in questo caso la scelta di una imitazione appropriata ed una buona posa può risolvere la situazione.
Non ho la pretesa di insegnare a nessuno, perchè è più ovvio che si possa arrivare allo stesso risultato in tante maniere, ma voglio solo esporre alcuni dettagli. Pescare in risorgiva a secca è senza dubbio più impegnativo di quando si opera in torrente, se non altro per un discorso legato alle micro correnti per pescare a secca in risorgiva, vanno bene canne dalla 7',6'' in su in proporzione all'ampiezza del corso d'acqua anche se in questi luoghi il problema dragaggio esiste ed è proporzionale alla quantità di coda depositata in acqua. In altre parole, più coda è fuori, e più facilmente la mosca draga. Un discorso a parte va fatto per i mulinelli. Essendo le rive delle risorgive spesso ricche di vegetazione e dovendo pescare dalla sponda, succede che la coda recuperata dopo il lancio, va ad impigliarsi su questa generando grossi problemi al pescatore. In questi luoghi è utile l'utilizzo di quei mulinelli con il recupero automatico,tipo il Vivarelli, che sicuramente aiuta molto in queste situazioni. Come terminale, uno conico di metri 3,60 con punta di diametro a scendere fino allo 0,10. L'impiego di monofili sottili sottili favorirà da un lato una buona posa dell'artificiale dall'altro renderà assai precario il recupero in quanto le possibilità che la trota si infili fra le erbe, in ogni caso non vi sono molte scelte.
Per quanto riguarda la coda, sarà di tipo galleggiante, del #4, meglio se di tipo decentrata, in quanto ha il peso concentrato in punta ed è molto utile nei lanci "roulè".
Le mosche, questo si che è bel dilemma, per la secca; emergenti in cul de canard a volontà in vari colori e dimensioni, sedge, terrestrial e infine le micro mosche, su ami del 20/22/24.
Parlando delle ninfe(il Meni insegna)si individua il tipo di insetti presenti sull'acqua, si cerca di di utilizzare la sua imitazione allo stadio di larva, nell'eventualità di incertezza o di assenza di questi, ottime sono le classiche "Pheasant Tail" appesantite a sufficenza con piombo e le "gold ribbed hare's ear" montate su ami del 10/12/14. Molte volte ti salva la giornata l'imitazione del gamberetto.
Riassumendo: le tecniche più redittizie di cattura nell'arco dell'anno sono senz'altro la pesca a ninfa , agevolata dalla estrema trasparenza dell'acqua, o comunque con mosche sommerse. Nel periodo tardo primaverile le cose cambiano e le schiuse delle effimere, le mosche di maggio, e di altri inumerevoli insetti raggiungono in queste acque dimensioni imponenti. Questo è il momento più propizio per gli appassionati della "secca".

giovedì 15 ottobre 2009

Una giornata in Soca 15/10/2009








Finalmente le rogne personali di Dino gli danno una giornata di tregua e finalmente si parte per una giornata di pesca in Soca programmata da almeno una quindicina di giorni. Giornata fredda, la prima con il termometro vicino allo zero, con il sole alto con una nitidezza spettacolare, le montagne che ci circondano si vedevano come stampate in una cartolina. Il Soca da noi dista una ottantina di kilometri e con la partenza alle otto per strada abbiamo incontrato il grosso del traffico della gente che va a lavorare. Ci si ferma a Remanzacco a far la spesa per i viveri e a S.Pietro al Natisone a bere il caffè nel bar dei cacciatori. Fatto tutto questo la prossima fermata è da Jazbec a fare il permesso.
Non si sapeva in che condizioni fossero i livelli del fiume e il colore dell'acqua, ma i recenti report letti su i vari forum di pesca a mosca invitavano ad una visita in loco.
Da Jazbec figlio abbiamo fatto i permessi, 52 eurini e, Dino subito dopo aver pagato si è medesimato nel suo ruolo di consigliere del consiglio dell'ETP e mi disse: da noi con 50 euro rinnovi la licenza per tutto l'anno e io gli risposi: si è vero ma un fiume così da noi te lo sogni.
Dove si va?. Al solito posto dove van tutti, al ponte di Kamno, almeno per vedere l'acqua e il livello. Già per strada il fiume lo si vede per alcuni tratti e il suo colore naturale verde smeraldo lo si notava nelle buche e questo ci incoraggiava e ci metteva fretta ad arrivare al ponte. Nel piccolo parcheggio del ponte quattro macchine, dalle targhe; due italiane, una austriaca e una slovena, posteggiato alla meno peggio, con una certa fretta ci siamo fermati in mezzo al ponte.
Il fiume è uno spettacolo, livelli giusti(bassi)e l'acqua limpida come non mai, di colpo tutte le nostre preoccupazioni sono sparite, il disastro di settembre, con acqua di colore grigio e i livelli altissimi sono solo un ricordo.
Il Soca è di un colore verde smeraldo incantevole e si staglia netto sui bianchi ghiaietti che lo circondano.
Questi brevi momenti di pacifica osservazione ci accompagneranno spesso durante tutto il periodo di pesca. Si, perchè con il Soca ogni pescatore che si rispetti ha un rapporto di amicizia, dovuta ad emozioni e momenti che solo su queste sponde si possono vivere. Certo, fra me e questo fiume dalle acque cristalline, color verde smeraldo dove corre nelle gole incassate, bianco sugli ampi ghiaietti, c'è un rapporto di amore-odio: amore per la natura, per quanto offre; odio per certi cappotti memorabili, presi pescando con tutti i crismi, in un turbinio di bollate di temoli e trote.
Il fiume scorre limpido sotto di noi, l'acqua è trasparente il livello basso quel tanto che basta per vedere il fondo anche al centro del raschio, dove l'acqua raggiunge i due metri di profondità, come al solito a pochi metri dal manufatto in piena corrente dall'alto si vedevano in fila indiana temoli e trote da trofeo, secondo Dino sono stati immessi li apposta per invogliare i pescatori a fare il permesso. Sono le 10,30 passate, l'aria è fresca e la giornata serena, c'è solo una leggerissima brezza che mi auguro cali verso mezzogiorno. A trecento metri verso valle del ponte di Kamno c'è una stradina a sx che ti porta a pochi metri dal fiume,si oltrepassa una cava di ghiaia e subito dopo c'è uno sbarramento con dei macigni in mezzo alla stradina in modo di non andare oltre, li c'è uno spazio per parcheggiare e in un batter d'occhio(si fa per dire) abbiamo fatto la "vestizione", mangiato due porzioni abbondanti a testa di una crostata di mele favolosa e alle 11,00 precise eravamo già a mollo in fiume.
La giornata si stava scaldando e piccole effimere di colore pallidino stavano schiudendo, e i pesci non tardarono a farsi vedere. Iridee, moltissime iridee che stavano bollando sulle schiuse, da non crederci sembrava di essere a maggio, queste trote dovevano essere state immesse da poco, alcune venivano ad un metro da me a bollare.
Dino memore dalla scorsa stagione che in questo periodo catturò un temolaccio dalla parte opposta del fiume anche questa volta attraversò il fiume per posizionarsi in quella zona, lui lo può fare è alto quasi 1,90 e come peso supera abbondantemente il quintale. Il primo pesce l'ho preso io, un temolo non granchè su una klinkhammer del 12 corpo chiaro, mentre subito dopo Dino replicava con una bella iridea su un'effimera in cdc color oliva. Le catture si suseguivano alternativamente, prendevo io e subito dopo prendeva lui o viceversa, fino a quando agganciai e portai a riva un temolo veramente bello, misurato non con il metro ma a spanne, era lungo due spanne e un pezzetino. La mia spanna è lunga 23 cm, quindi: 23+23+3= 49 cm.( + o - ), a parte gli scherzi era un gran bel temolo.
Senza mangiare si continuava a pescare e l'attività dei pesci diventava sempre più frenetica, ad un certo punto Dino decise di andare verso valle dopo il raschio, era stufo di prendere solamente trote, lui era venuto in Soca per i temoli, dove c'è una piana che l'anno prima gli diede molte soddisfazioni, mentre io continuavo nella stessa zona, non mi sono mai mosso da li. Catture su moschine in cdc color giallino dal 14 al 22, qualche cattura di trote anche con il Norio. Il freddo si faceva sentire nelle gambe, sopratutto alle ginocchia, il sole era scomparso e le schiuse piano piano stavano calando di intesità fino a quando sulla superficie dell'acqua non si vedeva nessun movimento.
Allora soprafatti dalla fame e dal freddo alle 16,20 alzammo bandiera bianca, aspettai Dino per ritornare assieme alla sua macchina, la prima cosa che mi disse fu:- non ti sei accorto del calo di livello dell'acqua? No, gli risposi. E lui:- il primo temolo che ho agganciato e portato a riva era un bestione che il livello dell'acqua si è abbassato almeno di dieci centimetri..................Sto ancora ridendo.
In quel posto nell'ultima ora di pesca aveva fatto sei temoli e in questi tempi non sono pochi.La giornata si è conclusa positivamente, abbiamo fatto molti aggangi di più trote che di temoli, ma i temoli che abbiamo preso, sono temoli da serie "A".
Tutto sommato la giornata di pesca passata era stata piena di emozioni per tutti e due, abbiamo lasciato il fiume con un po' di nostalgia, anche se la stanchezza e il freddo era maggiore, ma sapevamo che nei prossimi giorni ci aspettava una nuova avventura.

mercoledì 14 ottobre 2009

La Risorgiva







PERCHÉ’ SI FORMA UNA RISORGIVA
Il termine risorgiva viene usato per indicare acque che, solitamente in zone montuose, scompaiono nel sottosuolo e successivamente ritornano in superficie in pianura.
Le precipitazioni meteoriche possono subire diversi destini quando raggiungono il suolo: evaporare, essere assorbite dalla vegetazione, scorrere sul terreno formando i corsi d’acqua superficiali oppure infiltrarsi nel sottosuolo formando le acque sotterranee o di falda. Il diverso destino dipende naturalmente dal tipo di suolo.
Un terreno formato da materiale grossolano, come ciottoli, ghiaie e anche sabbia, risulta permeabile e l’acqua tende ad infiltrarsi nel sottosuolo.
Mentre un terreno più fine come quello limoso o argilloso risulterà meno permeabile.
La pianura padana è di tipo alluvionale cioè è formata dai detriti che i fiumi hanno trasportato e continuano a trasportare nel loro tragitto dai monti al mare.
La possiamo dividere in almeno due zone: alta e bassa pianura. La prima, a ridosso della zona prealpina, è formata da materiale grossolano in quanto i fiumi, ormai con pendenze ridotte, hanno perso parte della loro violenza e i materiali con dimensioni maggiori si depositano. Il suolo che si forma risulta perciò molto permeabile, l’acqua si infiltra nel sottosuolo e va ad ingrossare la falda sotterranea rendendo il terreno più arido rispetto alla bassa pianura. Il questa seconda zona, infatti, i fiumi depositano materiali più fini come argilla e limo, il suolo è meno permeabile e l’acqua tende a ristagnare.
Il fenomeno delle risorgive è legato alla diversa natura dei suoli: quando l’acqua di falda raggiunge la zona di passaggio tra alta e bassa pianura incontra uno strato impermeabile e tende a riaffiorare.
L'acqua che fuoriesce dalle risorgive presenta una temperatura costante compresa fra i 9 - 10 °C in inverno e i 12 - 14 °C in estate.
Nella pianura friulana, il fenomeno delle risorgive si manifesta in una fascia continua di territorio che va da Polcenigo a Monfalcone con un'inclinazione nord-ovest sud-est, chiamata linea delle risorgive.A sud della fascia collinare e dell'anfiteatro morenico del Tagliamento, si estende la Pianura Friulana; essa è compresa fra il fiume Livenza (ad ovest) e l'Isonzo (ad est) ed è delimitata, a sud, dalla Laguna di Marano e Grado. Ha origini alluvionali, dovute cioè ai detriti trasportati dai fiumi Livenza, Tagliamento, Cormor, Corno, Torre ed Isonzo; a prima vista, sembra l'area più uniforme ed indifferenziata della regione; essa, infatti, ha un andamento assolutamente pianeggiante, un clima omogeneo ed una vegetazione poco rigogliosa. In realtà, ad una più attenta analisi, in base alle sue caratteristiche morfologiche e idrogeologiche, si può suddividere in due zone ben distine, l'Alta Pianura Friulana e la Bassa Pianura Friulana, separate dalla fascia delle risorgive che attraversa, con inclinazione Nord-Ovest Sud-Est, tutta la pianura.
Le acque di risorgiva hanno caratteristiche particolari: una temperatura di 9-12°C, ed una portata costante, durante tutte le stagioni, di circa 65 m3 al secondo; sono acque limpide e potabili e spesso ricche di sostanze minerali. I caratteri della vegetazione presente in queste zone, sono i più vari: dai prati asciutti, ai prati umidi ad una vegetazione di tipo palustre, alle piante sommerse o natanti. Oggi il paesaggio delle risorgive è stato quasi completamente bonificato; rimane traccia di questi ambienti in aree ristrette della regione (Codroipo, Bertiolo, Talmassons, Castions, Pocenia, Rivignano, Porpetto, Gonars). I principali corsi di risorgiva regionali sono: Orzona, La Paisa, Sentirone, Noncello, Fiume, Sile Lin, Lemene, Reghena, Stella, Zellina, Corno, Aussa, Terzo, Natissa e Tiel.

Distribuzione delle aree di risorgiva nella pianura padana

La linea delle risorgive - in realtà si tratta di una fascia la cui ampiezza è variabile e dipende dalla topografia dell'area, dalla geometria dei corpi di rocce sciolte interessati, dalla potenza della falda e dalle periodiche variazioni della stessa in funzione dell'alimentazione a monte - si estende in maniera pressochè continua ai piedi delle Alpi e ha un'ampiezza che si aggira da pochi chilometri sino ad oltre venti.
Ad oriente si origina nella zona delle foci dell'Isonzo e risale lungo la Pianura Friulana, all'altezza di Codroipo (risorgive dello Stella), passa presso Pordenone sino a sfiorare la base dell'Altopiano del Cansiglio. La linea scende poi rapidamente verso Treviso (risorgive del Sile), prosegue verso Vicenza e si interrompe in corrispondenza dei Monti Lessini. Il fenomeno delle risorgive ricompare a Sud di Verona in destra idrografica del fiume Adige; superato il Mincio la linea risale fino a sfiorare Brescia e segue poi all'incirca l'isoipsa 200 m slm sino a raggiungere Novara e risalire verso Borgomanero: è qui, fra Sesia e Ticino, che la fascia delle risorgive è più ampia, superando i 50 Km.
La linea ridiscende lungo il Fiume Sesia e, passando ad ovest di Vercelli, sfiora il fiume Po e risale verso Rivarolo nel Canavese per poi riportarsi verso Torino; da questo punto essa prosegue in maniera sempre più discontinua in direzione di Cuneo. Aree di risorgiva sono presenti anche al di fuori della fascia, come nella pianura che si estende, in Friuli, fra I'Anfiteatro Morenico del Tagliamento e gli ultimi rilievi alpini (Campo di Osoppo).

martedì 13 ottobre 2009

La Sguanfetta del NANO



Quando ci troviamo di fronte ad una situazione di bollate rade, spesso è facile incontrare delle difficoltà nel selezionare una mosca capace di incuriosire ad allettare i pesci. L'esperienza, in simili circostanze, ci aiuta ad orientarci principalmente verso quelle imitazioni di insetti che sappiamo presenti nel corso d'acqua e che presumiamo con certezza che fanno parte della dieta dei pesci: le Effimere.
Le imitazioni di effimere, sia galleggianti che sommerse, sono probabilmente le più utilizzate nella pesca a mosca, grazie alla loro massiccia presenza in numerosi fiumi della penisola, per gran parte della stagione. Solitamente il pescatore a mosca ne possiede svariati modelli, alternando in essi la taglia, il colore, e le tonalità, che potrà utilizzare a discrezione in diverse situazioni.
La mosca che andiamo a prendere in considerazione è la Sguanfetta del NANO, lo stesso autore della Sguanfa. La Sguanfetta è una mosca che può rappresentare sia le effimere che i ditteri nelle misure piccolissime. E' una mosca No Hackles, No Hackles perchè in questa imitazione non ci sono le le hackles.
Costruire questa imitazione può sembrare a prima vista molto facile, ma in realtà costruita in maniera corretta, e sopratutto impiegando i materiali necessari, a volte può rivelarsi difficile. Per una resa ottimale quest'artificiale deve galleggiare sulla superfice dell'acqua leggero, muovendosi liberamente e possibilmente senza causare, con inutili trattenute del finale, il fastidioso e spesso inevitabile dragaggio.
La Sguanfetta No hackle costruita con la coda, il corpo affusolato, il torace (caratteristica dell'autore il passaggio delle due barbule della coda del pavone incrociate sia davanti che dietro l'ala) e l'ala in cdc è molto buona nelle misure del 16 -18-20 in acqua calma e pesci selettivi. Anche le code hanno la loro importanza e devono essere ben aperte.

lunedì 12 ottobre 2009

Una mosca micidiale: La Sguanfa del Nano







La vidi per la prima volta in un filmato nel sito: http://www.nanophoto.it, di Fernando Biondani, conosciuto come NANO,veronese con la grande passione della fotografia e della pesca a mosca nonchè valido flytyer ed inventore della "sguanfa". Una mosca eccezionale efficace sia con i temoli che con le trote.
La particolarità di questa mosca sono le hackles separate. Mi ricorda il metodo di Raffaele De Rosa, il montaggio Split Hackles.
Split Hackles, ovvero hackles separate è un metodo che l'autore R. De Rosa, molti anni fa sulla rivista Pescare scrisse un articolo interessante sulla questa tecnica di costruzione.
De Rosa nell'articolo aveva evidenziato che nella raggera di hackles della mosca, solo una piccola parte è utile al galleggiamento. Tutta la parte superiore, non essendo a contatto con l'acqua, non serve ovviamente allo scopo. Nella metà inferiore, le hackles perpendicolari all'acqua perforano la tensione superficiale e, per capillarità, assorbono l'acqua dando così inizio al processo di affondamento della mosca. Solo le hackles inclinate di 45-60 gradi sostengono la mosca e solo il montaggio Split Hackles prevede l'uso di hackles in questa angolazione. Con l'uso delle barbe leggermente più lunghe del consueto, meno folte e sopratutto ben distanziate, si ottengono hackles che sopportano perfettamente il peso della mosca evidenziando la silouette e riproducendo più fedelmente le zampe dell'insetto.
Il montaggio Split Hackles, montate correttamente, hanno un'apertura di circa 90°, un angolo di appoggio sull'acqua tale da permettere il galleggiamento della mosca senza che il corpo appoggi sull'acqua. Questa mosca con questo tipo di montaggio è un'artificiale innovativo sotto molti aspetti. Un artificiale leggere e delicato ma molto credibile, del resto la leggerezza è uno tra gli obiettivi del metodo.
All'autore della sguanfa bisogna riconoscere che il suo metodo per separare le hackles è davvero geniale e nel filmato si vede benissimo questa tecnica.
Le prime sguanfe che ho costruito non mi sono venute bene, ma con caparbietà non mi sono arreso alle prime difficoltà, però alla fine un risultato dignitoso ne è venuto fuori.
Qui sotto la sequenza punto per punto del montaggio della sguanfa, tratto dal sito www.silversalmon.org1) Dopo aver fissato l'amo, fissare il filo di montaggio in prossimità della curva dell'amo e fare una piccola pallina di filo.
2) Strappare un ciuffo di fibre da una penna di collo di gallo e fissare le code a ridosso della pallina di filo in modo che queste si aprano a raggera.
3) Formare un dubbing di poly sul filo di montaggio per formare il corpo.
4) Formare il corpo leggermente conico fino a coprire i due terzi della lunghezza del filo dell'amo.
5) Prendere due barbule dalla penna di coda di pavone e fissarle dalla parte tagliata, dove finisce il corpo formando una "V" con il vertice rivolto verso l'occhiello dell'amo.
6)Fissare una hackle di gallo facendo attenzione a prenderne una con una lunghezza di barbule di almeno un 10-20% più lunghe di quelle classiche.
7) Formare ora le ali con le punte di due piume di CDC legate opposte.
8) Avvolgere ora la piuma di gallo con tre giri a ridosso della base dell'ala e prima di chiudere stringere bene. Una volta chiuso pettinare le fibre ponendole ordinatamente a formare una ruota attorno alle ali.
9) ECCO IL PUNTO PIU' IMPORTATNTE: Ora prendere le due barbule di pavone e seguire passo passo le spiegazioni:
- incrociarle
- passareavanti una a dx e una a sx dell'ala
- appena davanti incrciarle di nuovo
- scendere verso il basso andando a dividere in due le fibre di gallo nella parte
anteriore è poi passare con una fibra a dx e una a sx del filo dell'amo
- una volta sotto tirarle verso la parte posteriore e incrociarle di nuovo( sotto
si formerà una X)
- dopo averle incrociate ritornare sopra nella parte posteriore dell'ala sempre
passando con una barbula a sx e una a dx del filo dell'amo e appena sopra
andare a suddividere le fibre di gallo
- fatto questo incrciarle di nuovo e ripassare una a sx e una a dx ancora dell'ala
verso l'occhiello e una volta davanti fissare con il filo di montaggio
10) Una volta fermate con il filo di montaggio le due barbule, prendere tra l'indice
e il pollice l'ala e tirando leggermente indietro, fare pressione anche sulla
base delle hackles per indirizzarle verso il basso. Fissare bene con il filo
di montaggio con giri stretti verso la base delle ali, tagliare le eccedenze e
formare il nodo.

Ringrazio pubblicamente il Nano per avermi concesso di pubblicare il filmato della sguanfa e della sguanfetta sul mio blog. La sguanfetta è una moschina in cdc anche lei micidiale come la sguanfa con trote e temoli. In uno dei prossimi giorni scriverò qualcosa in merito a questa mosca.

lunedì 5 ottobre 2009

Coll-Ant






Le imitazioni di formiche sono spesso utilizzate per la pesca in caccia nei torrenti di montagna, dove la fitta vegetazione che circonda le sponde, offre un famigliare rifugio a queste famiglie di insetti. Questa mosca, dalla caratteristica particolare, viene impiegata esclusivamente nei periodi caldi, anche su torrenti di alta quota. Le formiche, sempre numerosissime su foglie e rami lungo le sponde dei fiumi, cadano accidentalmente in acqua divenendo facile preda della trota e del temolo attenti ad ogni piccolo insetto trasportato dalla corrente.
Le formiche possono rivelarsi delle ottime esche, anche se tecnicamente sono più indicate per la pesca al temolo. Realizzando le imitazioni di formiche di colore nero e rosso mattone è importante considerare la loro giusta dimensione.
Questo insetto terrestre infatti rappresenta un boccone inconsueto per il pesce, come inconsueta è la sua presenza in acqua, anche se vi possono essere maggiori o minori "occasioni" a seconda della stagione. Ne deriva che l'elemento di costante riferimento ad una dieta abituale, costituita per il pesce da insetti costantemente presenti nel suo habitat, viene sostituito dalla "occasione" di un boccone "caduto dal cielo". Non solo, questi insetti, trovandosi in un elemento non confacente alle loro caratteristiche, si muovono sull'acqua disordinatamente, provocando una infinità di stimoli sensoriali per i pinnuti presenti nella zona.
Nelle acque basse e limpide, tipiche di questa stagione, la moschina nera o rossa, funziona straordinariamente e la si può usare sia sopra che sotto la superficie. Imitazioni di formiche in commercio ce ne sono diverse: molti costruttori interpretano le Black o le Red Ants.
Vi propongo il montaggio di una imitazione di formica tutta particolare:

NOME: COLL-ANT(nome come quello che usano le donne)

AMO: Curvo dal 12 in su
FILO DI MONTAGGIO: Nero
ADDOME: Colla termofusibile nera o rossa M12/110 per utilizzo in tutte le incollatrici per colle standard diametro 12, questo materiale si trova su tutti i brico.
CORPO: Filo di colore rosso vivo
TORACE: Herls di pavone
WINGPOST: Aero Dry Wing della Tiemco di tutti colori
HACKLE: Nero/Grigio scuro/Grizzly e Rosso scuro-Montaggio a parachute

Mi venne in mente di fare un'imitazione di una formica tutta particolare, quando per la prima volta visitai il nuovo negozio di Bricofer di Codroipo(UD), per caso capitai davanti agli scaffali delle colle dei collanti e vidi per la prima volta gli stick di colla termofusibile in vari colori. Non ci pensai due volte e comprai la pistola con i vari stick di colla colorati, quello che mi interessava erano i colori nero e rosso.
Facendo attenzione nell'uso della pistola, la punta di metallo scotta quando è in funzione, dopo vari tentativi, finalmente riuscivo ad incollare un grumo di colla nella giusta posizione e dimensione sull'amo.
Oltre la principale caratteristica della parte posteriore della mosca costituita di colla,c'è anche l'hackle montata a paraschute e l'ala colorata a modo di segnalatore (tipo la Klinkhamer Special).
Il tratto tra la parte posteriore e il torace un segmento di filo di montaggio di colore rosso vivo, anche questo elemento a scopo di stimulatore.
Il comportamento di questo artificiale in acqua è spettacolare: la parte posteriore essendo più pesante "buca" la superficie dell'acqua e viaggia sotto, mentre la parte superiore ben siliconata è visibile anche su acque molte agitate.
Il battesimo questa mosca l'ha avuto due anni fa assieme al mio amico Dino, nel mese di luglio in una sera sul Cellina sopra l'abitato di Barcis (PN), all'entrata del torrente nel lago.
Rimasi molto soddisfatto di questa mosca, usata in tutte le maniere sia sotto che sopra catturai 16 pesci, dieci temoli e il e resto tra trote e cavedani con una sola imitazione in un'ora scarsa.
La sua validità è confermata dal fatto che il suo uso non è affatto da considerasi "locale", visto che in acque dell'ex Jugoslavia riesce a catturare meglio di tante altre mosche decantate.

L'uso dei materiali sintetici, trova forse proprio in questo campo imitativo il suo massimo impiego. La necessità, in molti casi, di ottenere volumi relativamente cosistenti e nello stesso tempo leggeri e con caratteristiche di galleggiabilità, limita l'impiego dei materiali tradizionali. L'artificiale qui riportato rappresenta un'imitazione, chiamiamola, della nuova generazione, che unisce il fattore "fantasia" ad una effettiva efficacia nella pratica di pesca.

giovedì 1 ottobre 2009

Il Fella



Info e cartina tratto dall'opuscolo Pesca Sportiva nell'Alto Friuli Questo grosso torrente è la mia più grande delusione. Non ci sono mai stato a pescare, le condizioni dell'acqua fino ad ora non me l'hanno permesso. Qui sotto è riportato un'articolo dal notiziario d'informazione trimestrale dell'Ente Tutela Pesca del Friuli Venezia Giulia il numero 2 luglio 2009 : PESCA e AMBIENTE.
Il testo è di Giuseppe-Adriano Moro e le foto di Moreno Missana e archivio ETP.
Il Fella è il maggiore affluente del Tagliamento ed il suo bacino occupa tutta l’area montuosa del Canal del Ferro. Il nome di questa regione si riferiva in origine alla sola valle principale,
lungo cui correva la via di commercio del ferro sia grezzo che lavorato. L’importanza del Canal del Ferro come via di comunicazione crebbe dopo la fine dell’epoca romana, sostituendo in gran parte la più antica via del Canal di San Pietro (valle del But), tanto che i Patriarchi vollero creare uno sbarramento fortificato per controllare l’accesso dalla parte inferiore della valle. Lo sbarramento era chiamato la Scluse e la struttura dette nome al centro abitato situato alle sue
spalle (in italiano Chiusaforte). Politicamente e culturalmente parlando il Canal del Ferro termina dove si trovava il confine fra i possedimenti del Patriarca di Aquileia e quelli del Principe Vescovo di Banberga. Il fiume in verità trae origine nella Valcanale, ovvero in territorio storicamente
germatico, ben più a monte del confine storico di Pontebe - Pontafel (Pontebba).
Il Fella nasce come un piccolo torrente che scende dal versante meridionale delle Alpi Carniche nel loro estremo tratto orientale. A tutti gli effetti il corso d’acqua indicato formalmente
come Fella non è il maggiore fra i torrenti che costituiscono il reticolo idrografico di testa del
bacino. Probabilmente avrebbe maggior diritto di essere considerato come tratto iniziale del fiume il torrente Saisera, che dal versante settentrionale dello Jôf di Montasio percorre la valle omonima procedendo verso Nord, fino ad incontrare il solco orientato E-O della Valcanale presso Valbruna.
I luoghi in cui il Fella nasce sono particolarmente tormentati dal punto di vista geologico e questo non manca di fornire un carattere particolare al corso d’acqua. Le Alpi Carniche si presentano con aree sommitali dolci, costituite da arenarie del Paleozoico, contornate a Sud da dolomie del Mesozoico fortemente fratturate. La così detta Formazione di Lusnizza in particolare è costituita da dolomie cariate molto friabili, fortemente fratturate ed alterate, su cui si formano un grande numero di solchi superficiali, simili a calanchi. I torrenti che scendono dalle Carniche in genere
tendono a formare profonde forre che precipitano rapidamente sul fondovalle del Fella, creando grandi conoidi. Queste forre sono in grado di incanalare l’acqua in modo tale da consentirle di raggiungere la valle con un grande carico di detriti ed una notevole velocità. Questa caratteristica
del territorio fu fatale nell’agosto 2003, quando una precipitazione eccezionale provocò una delle più disastrose alluvioni che si ricordino nella Valcanale e lungo il Canal del Ferro. I torrenti del versante Alpi Giulie sono ripidi, ma molto più brevi, con bacini di minore superficie rispetto a quelli delle Alpi Carniche e la violenza delle loro piene è inferiore. Ad ogni modo, fra Valbruna e Pontebba il Fella scorre su un letto ghiaioso originariamente ampio, sconvolto dall’alluvione prima e da lavori di sistemazione poco rispettosi delle esigenze dell’ambiente dopo. Il fiume oggi scorre su un letto dalla morfologia profondamente modificata dall’azione dell’uomo ed in parte isolato dal territorio circostante. Questo lo rende ovviamente poco abitabile per la fauna ittica, che non trova riparo in un letto troppo regolare (a tratti il Fella viene ironicamente definito “un tavolo da biliardo”). Il lavoro per restituire al Fella il suo assetto naturale (ferme restando le necessità di sicurezza) sarà indubbiamente lungo. Una curiosità riguarda le comunità che vivono lungo le rive del fiume: fino ad anni recenti gran parte delle famiglie erano trilingui, dato che in questa zona si utilizzavano comunemente il tedesco, lo sloveno ed il friulano. Oggi la popolazione si è in gran parte uniformata nell’uso della lingua italiana.
A valle di Laglesie San Leopoldo/ Sankt Leopoldt, il letto tende progressivamente a restringersi, così come l’intera valle. A Pontafel il Fella scorre in un canale unico e dopo avere ricevuto il contributo del torrente Pontebbana piega improvvisamente verso Sud, con una delle sue tante curve generate dai movimenti tettonici di questo settore delle Alpi.
Il Fella ora scorre in un ampio canyon dall’andamento sinuoso, dove hanno trovato sede le vie di comunicazione:
una strada romana, la Strada
Statale, l’Autostrada A23, la prima
ferrovia Udine - Tarvisio ed il nuovo tracciato ferroviario.
I centri abitati sono pochi e di piccole dimensioni.
Si tratta più che altro della sede di comunità che operavano nel commercio o nella produzione e trasformazione del ferro. La realizzazione dell’autostrada ha avuto l’effetto di isolare questi centri abitati dal flusso principale sia turistico che commerciale.
Sopra le pareti che contornano il fondovalle, si estendono territori un tempo solcati da una fitta rete di sentieri, con terrazzamenti utilizzati per un’agricoltura povera e stavoli destinati ad ospitare chi lavorava sui monti.
Il torrente Dogna, che proviene dall’omonima valle che scende ad Ovest del massiccio del Montasio, si congiunge da sinistra al Fella proprio al centro del tratto più stretto e sinuoso della valle, che si estende fino all’antica Scluse, quindi il fiume prende spazio fra Raccolana e le ville di Chiusaforte, ricevendo da sinistra il contributo del torrente Raccolana/Raklanic.
Qui il Fella ha nuovamente un ampio alveo ghiaioso, in parte occupato dall’autostrada, scorre formando più canali intrecciati e muta direzione puntando in modo deciso verso Ovest. Un nuovo restringimento si trova a valle di Villanova di Chiusaforte, dopo un’ulteriore svolta che prelude al nuovo tratto di canyon. Da destra sbocca sul Fella il canyon laterale del rio Simon, con le sue spettacolari e tormentate forme rocciose. Il fiume scorre a canale unico, viene attraversato dalla
strada e quindi torna ad aprirsi in una valle sempre più ampia. Il letto del Fella diviene molto ampio a di fronte a Roveredo ed il fiume scorre a canali intrecciati prendendo tutto lo spazio che l’autostrada gli concede.
Un breve restringimento viene provocato dalla rupe su cui sorge Moggio, a valle della confluenza con il Resia da sinistra e l’Aupa da destra, quindi con un’ulteriore ampia svolta il fiume si dirige a Sud con un alveo sempre più ampio verso la confluenza col Tagliamento, che avviene
presso Carnia.
Il Fella è popolato tipicamente da specie ittiche microterme, in particolare da Salmonidi, temolo e
scazzone. Il Salmonide indigeno caratteristico è la trota marmorata, che nel Fella assume una colorazione particolarmente chiara, con livrea dal disegno poco marcato, come si conviene per garantire un adeguato mimetismo sui fondali candidi del fiume. Anche lo scazzone, maestro
di mimetismo, ha una colorazione caratterizzata da diverse tonalità di grigio, con chiazze che lo fanno apparire simile ad un mucchietto di sassi posato sul fondo.
Il temolo trova nel Fella, in particolare a valle di Pontebba, un ambiente ideale, grazie all'ampia disponibilità di tratti dove l'acqua scorre in lame alternate a buche profonde e tranquille. Questa è forse la specie ittica che ha sofferto maggiormente le conseguenze dell'alluvione e dei successivi lavori in alveo. Il temolo infatti si ciba esclusivamente dei piccolo invertebrati che cattura nella corrente ed è noto a tutti i pescatori a mosca che con l'acqua velata o torbida il temolo non caccia (non può vedere le prede).

Il Fella è sempre affiancato da vie di comunicazione, in alcuni casi tuttavia non è semplice accedere all’alveo, in particolare dove le sponde sono state rinforzate dopo l’alluvione.
In generale il modo migliore per esplorare questo corso d’acqua è abbandonare l’autostrada all’uscita di Amaro e seguire la statale verso Tarvisio. Il Fella viene superato su un ponte, che conduce verso Carnia, quindi si imbocca la strada per l’Austria ed il fiume si trova alla nostra sinistra. Qui l’alveo è ampio e ghiaioso, ci sono molti varchi per raggiungere i filoni attivi del Fella e le difficoltà non sono mai rilevanti, piuttosto sulla grande spianata è difficile pescare, a meno che non si stia dando la caccia ai temoli a mosca.

Un buon modo per arrivare al fiume senza problemi è quello di attraversarlo sul ponte di Moggio, quindi scendere a Campiolo dove gli accessi sterrati non mancano. L’accessibilità diventa un po’ meno ovvia a monte di Moggio, dove l’autostrada si infila fra la strada statale ed il fiume.
Esistono un paio di varchi di servizio che possono essere utilizzati per raggiungere l’alveo, un po’ meno ampio che nella zona precedente.
Dalla riva destra l’accesso è possibile dalla strada che attraversa Ovedasso, ma sicuramente è molto più scomodo che dalla riva sinistra nei pressi di Resiutta. Un buon accesso è possibile dove la valle si stringe, presso il ponte Peraria, poco a valle del bivio per Roveredo, dove la strada passa sulla riva destra del fiume. Poi gli ingressi sono più rari, fino a Chiusaforte, dove l’alveo è
raggiungibile a patto di aggirare il grande muro di contenimento che sorregge la strada statale. Dalla riva destra (Raccolana) si scende spesso con più comodità. Nel tratto fra Chiusaforte e Pontebba la valle è stretta e di conseguenza gli accessi comodi non sono numerosi.
I lavori di sistemazione che hanno seguito l’alluvione del 2003 hanno creato diversi problemi in tal senso, ma qualche accesso si trova sempre, proprio perché è servito a fare entrare in alveo le macchine operatrici.
A Pontebba accedere al fiume è facilissimo, basta scendere lungo una rampa che si stacca dalla strada statale poco a monte del palazzo del ghiaccio. Da San Leopoldo in poi le cose migliorano, anche se lo stato in cui è attualmente ridotto il fiume non invoglia molto alla pesca od a passeggiate sulle rive desolate e martoriate dagli scavatori.
Ai sensi del Calendario di Pesca Sportiva il fiume Fella rientra nel Regime Particolare 3, che prevede l’uso di ami privi di ardiglione. In particolare nei seguenti tratti sono consentite
solo le esche artificiali:
• dalle sorgenti alla confluenza col
Rio degli Uccelli (Pontebba);
• dal ponte della strada comunale
in località Prerit (Dogna) a valle
fino alla confluenza col Rio
Cadramazzo (Chiusaforte);
• dal ponte di Peraria (Chiusaforte)
a valle fino alla confluenza
con il torrente Resia (Resiutta);
• alla confluenza col torrente
Glagnò fino alla confluenza col
fiume Tagliamento.