lunedì 26 dicembre 2011

Considerazioni di fine anno

La fine dell’anno sta arrivando, ma fra un panettone e un pandoro, si trova anche il tempo di fare il bilancio dell’anno appena passato!


Le aziende creano un bilancio ogni anno: non solo perché è obbligatorio, ma anche e soprattutto perché guardare e studiare il passato è il modo migliore per prevedere e migliorare il proprio futuro. Quindi perché non lo si fa anche noi? In questo modo si riuscirà a focalizzare meglio la mente sui problemi irrisolti e i traguardi raggiunti, per permetterti di guardare al futuro nel modo migliore.
Okay, iniziamo. Prima di tutto, si deve avere un punto di partenza dal quale cominciare a guardare: il primo gennaio 2011, ovviamente. Si prende carta e penna, si fa un respiro profondo e si inizia a scrivere in che situazione si era quasi un anno fa: il lavoro (o vita da pensionato), gli obiettivi raggiunti, quelli che si prefiggevano, le emozioni e anche le aspettative per l’anno che si appresta a concludersi.
Fatto questo, si torna al presente, e si pensa a cosa si è fatto e a cosa che non si è fatto. Quali dei piani di inizio anno sono andati a buon fine e quali no? Perché? Cos’è successo di imprevisto? Sarebbe bene fare un breve resoconto mentale di tutti gli avvenimenti più importanti negli ultimi 12 mesi: e se poi si è tenuto un diario o qualcosa di simile è ancora meglio!
Secondo una ricerca, le persone sopravvalutano quello che sono in grado di fare in un anno: significa che è normale non riuscire a fare in 365 giorni tutto quello a cui si pensa la notte di San Silvestro, è solo la mente che crede di avere a disposizione più tempo di quanto in realtà non ne abbia. Un anno passa molto (troppo) velocemente, soprattutto se si conduce una vita impegnata! A me sia il 2010 che il 2011 sono letteralmente volati, e sicuramente il 2012 sarà lo stesso.

sabato 17 dicembre 2011

giovedì 15 dicembre 2011

Fly Box: l'essenziale


Miscellaneous Flies

I primi tentativi di pesca a mosca mi hanno letteralmente dissanguato economicamente per il gran numero di mosche che, lanciate maldestramente, restavano, con impressionante precisione agganciate alle piante che avevano la sventura di trovarsi nel raggio di 10-15 metri della mia coda di topo.
Dopo qualche anno, sia per aver imparato a costruire le mie imitazioni, sia per aver, di poco migliorato le mie tecniche di lancio, le spese si sono ridimensionate, non di meno ho continuato e continuo ad andare a pesca portandomi appresso una quantità di mosche da far invidia ad un negozio super fornito. Anch'io faccio parte della schiera dei "moscaioli" che, incontrati lungo un corso d'acqua, attrezzati di tutto punto, assomigliamo di più a Babbo Natale o all'omino Michelin che a veri pescatori.
E'vero che, la maggior parte dei PAM che pratica questa tecnica da almeno una decina d'anni non abbia tentato di essere l'ideatore e costruttore dei propri artificiali. Con internet, riviste del settore, libri specifici sulla costruzione delle imitazioni è molto difficile non copiare e io non sono diverso da loro.
Un buon proposito è quello di razionalizzare la scelta delle mosche, di ridurre la quantità di scatole e scatoline che immancabilmente vanno ad ingrossare in maniera abnorme il gilet da pesca.
Difficilmente tali propositi vanno a buon fine. Vuoi per la continua evoluzione delle tecniche costruttive e dei nuovi modelli di artificiali proposti, vuoi perché l'avere un buon numero di "mosche" con sé dà una certa sicurezza psicologica. Il risultato finale è quasi sempre scontato;
dopo vari tentativi più o meno riusciti di disfarsi di vecchi cimeli o comunque di quegli artificiali mai usati, si finisce con l'aggiungere a questi ultimi i nuovi, col risultato di viaggiare con un voluminoso bagaglio appresso per lo più inutilizzato.
Ideale sarebbe come consiglia Piero Lumini letto in un vecchio articolo della rivista "Pescare M&S":"- Personalmente, da svariati anni, ho preso una salutare abitudine che vi consiglio se non siete troppo legati alle cose o feticisti, e semprechè vi facciate le vostre mosche da soli, altrimenti la cosa diverrebbe estremamente dispendiosa. Rinnovate totalmente il vostro patrimonio di mosche, almeno ogni due stagioni. Regalate ai vostri amici o ai figli degli amici, la maggior parte dei vostri artificiali, mantenendo soltanto quelle mosche che vi hanno dato risultati apprezzabili negli ultimi due anni. Vi meraviglierete nel constatare come le vostre scatole diminuiranno rapidamente e i modelli si riduranno a non più di una dozzina. A questo punto aggiornate la vostra ridotta collezione con i nuovi modelli che vi ispirano fiducia, ed avrete così sempre una selezione dinamica e affidabile di artificiali nelle vostre fly box.........-"
Sinceramente non penso proprio di disfarmene delle mie imi addirittura nel gilet ho una piccolissima fly box con dentro alcune moschette fatte una trentina di anni fa e se catturo con quelle la soddisfazione è doppia.
Ho fatto un tentativo di ridurre le fly box da portare a pesca acquistando, al posto del gilet, il Rockhopper Chest Pack della ditta FishAge, mi sembrava di essere nudo, la poca quantità di scatole minava la mia sicurezza psicologica nell'azione di pesca, insomma quel tipo di marsupio lì l'ho usato una volta sola.
A conclusione, il mio personalissimo "essenziale" riguardante il numero delle fly box che mi porto appresso sono sempre le stesse......

Alcune immagini di Fly Box immancabili nel mio Fly Vest(gilet):


La Peute


Soft Hackles(Wet Flies) & Nymphs


Czech Nymphs


Foam Flies


Grayling Flies


Grayling Flies


Il Norio ovvero il Netopir di Marjan Fratnik


Small Flies


La Klinkhamer Special


Flies with CdC


Grayling Flies


Tungsten Heads Nymphs


Tungsten Jigs

sabato 10 dicembre 2011

Buzzer Nymph per le carpe in lago nella stagione invernale



È ormai un luogo comune che nelle acque ferme è il pesce a muoversi per andare a cercare il cibo, mentre in acqua corrente rimane fermo in attesa che gli arrivi praticamente in bocca.
Gli specchi d’acqua ferma, laghi e stagni tanto per generalizzare, sono solitamente molto ricchi di cibo.
Gli insetti che per il momento ci interessano sono le pupe di chironomo (Midge o Buzzer nymph in inglese).
I Chironomidi sono gli insetti più abbondanti in questi specchi d’acqua e, proprio per questo motivo, rappresentano una fonte primaria di cibo per i pesci che vi abitano.
Andar a carpe nel lago di Gino nella stagione invernale non è da tutti, ma la voglia di fare qualche lancio prima della nuova apertura è tanta e se poi si cattura è ancora meglio.
Ultimamente le uscite che ho fatto con il Meni sono state fruttuose. Abbiamo catturato carpe pescando sotto con le pupe di chironomo. Le carpe in questi mesi stanno praticamente ferme sul fondo, si muovono pochissimo però facendogli passare davanti al muso le ninfette di chironomo qualcuna non resiste alla tentazione di aspirarla.
Allo stadio larvale, i “chiro” sono creature vermiformi che vivono nel fango e tra le erbe e i pesci, soprattutto in inizio di stagione, le preferiscono agli insetti adulti.
Le pupe salgono lentamente verso la superficie e qui si dibattono per liberarsi dell’involucro larvale e rompere la pellicola superficiale. I midge possono essere di un’infinità di colori:da oliva smorto al grigio o al nero fino al verde, al rosso e all’arancione brillante. Le dimensioni vanno da un amo del 24 fino a uno del 08.
In questa stagione, periodo nel quale le carpe si cibano soprattutto di larve, gli artificiali devono lavorare molto lentamente lungo il fondo. Personalmente preferisco usare una coda con punta affondante e un finale da 4,00-8,00 mt.
Per fare lavorare la ninfa vicino al fondo personalmente utilizzo la tecnica detta “del conto alla rovescia” (io la chiamo la tecnica del Meni) e la recupero con estrema lentezza. La tecnica del conto alla rovescia è molto semplice: basta contare il numero dei secondi che trascorrono dal momento in cui la coda inizia ad affondare per sapere, almeno approssimativamente, a che profondità si trova la coda prima di iniziare a recuperarla con la mano sinistra.

Alcune immagini di ninfe, il resto le potete vedere nella galleria Carp Flies:





giovedì 1 dicembre 2011

Foam




Schiuma polietilenica (foam in inglese) non reticolata a celle chiuse, forte, duratura, leggera e flessibile che assicura ottime prestazioni in termini di resistenza alla deformazione, con ottime caratteristiche di assorbenza d’urto e vibrazioni, utilizzata per imballaggi a prova d’impatti. Galleggiabile, resistente all’acqua, isolante, disponibile in ogni dimensione e forma a seconda delle esigenze.
Lo troviamo in tutti i settori del mondo del lavoro, nello sport, nel tempo libero e poi......non poteva non mancare nella costruzione degli artificiali, per la pesca con la mosca.
Nella costruzione delle imitazioni lo si usa nell'impiego ad imitare piccoli, medi e grandi insetti di terra che causalmente diventano cibo per pesci. L'insetto terrestre rappresenta un boccone inconsueto per il pesce, come inconsueta è la sua presenza in acqua, anche se vi possono essere maggiori o minori occasioni a seconda della stagione. Questi insetti, trovandosi in un elemento non confacente alle loro caratteristiche, si muovono sull'acqua disordinatamente, provocando una infinità di stimoli sensoriali per i pesci presenti in zona.
Ultimamente queste imitazioni "Terrestrials" (per dirla all'americana) trovano sempre maggiore spazio nelle fly box dei pescatori a mosca. E' certo che l'impiego di questi artificiali ha avuto nel tempo un progressivo aumento e questo dovuto anche alla loro accresciuta efficacia in azione di pesca.
L'uso dei materiali sintetici, trova forse proprio in questo campo imitativo il suo massimo impiego. La necessità di ottenere imi relativamente consistenti e nello stesso i tempo leggeri e con caratteristiche di assoluta galleggiabilità , limita sempre più l'impiego dei materiali tradizionali.
Lavorare con il foam è molto divertente, semplifica notevolmente la costruzione, stimola fortemente la creatività del costruttore, sia nella scelta dei materiali che nei procedimenti costruttivi.
Gli artificiali qui riportati rappresentano imitazioni, chiamiamole, della nuova generazione. Sono tutti artificiali leggerissimi al di là delle apparenze, assolutamente galleggianti, che non disturbano in alcun modo il lancio.
Il foam che ho usato in queste imitazioni l'ho trovato nei Brico, oltre nei negozi di pesca , oppure al mercato nelle "baracche" delle calzature, sandali infradito in particolare.
Alcune immagini, il resto lo potete vedere nella galleria delle Dry Flies.